La mediazione “è un importante strumento deflattivo. Stiamo facendo riunioni con magistrati e avvocati per verificare quali possano essere le possibili forme di mediazione obbligatoria”. Lo ha detto il Guardasigilli, Paola Severino, nel corso della sua visita al IV Salone della Giustizia. Il ministro ha dichiarato di “attendere le motivazioni” della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato le norme sulla mediazione. “Vogliamo studiare il tema per ottenere i massimi effetti”.
In verità, già nel primo commento al comunicato stampa della Consulta del 23 ottobre scorso, il Ministro della Giustizia aveva espresso un giudizio positivo sulla mediazione e si riservava di assumere delle iniziative una volta lette le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale: “Non ho letto le motivazioni ma la valutazione di legittimità è solo su una parte della delega che è stata esercitata dal precedente governo … Gli istituti funzionano nel tempo, con la pratica, e questo stava iniziando a funzionare …”
Ed allora il reale ostacolo alla riaffermazione della mediazione sembra essere rappresentato dal mancato deposito delle motivazioni da parte della Consulta.
A tal proposito, in data odierna, l’ISCO ADR ha indirizzato una lettera al Presidente Giorgio Napolitano, quale supremo garante della legalità costituzionale del nostro ordinamento, affinché grazie ad un Suo intervento il Parlamento ed il Governo siano posti in grado di dare una risposta alla situazione di incertezza e crisi creatasi all’indomani del comunicato stampa della Corte Costituzionale.
Conoscere le motivazioni della sentenza è di primaria importanza. I cittadini della Repubblica devono poter riporre la massima fiducia nelle istituzioni per il riconoscimento del valore assoluto della certezza del diritto che con questo atteggiamento inusuale della Corte viene pregiudicato.
Come già noto, stando al comunicato, ad essere investito dall’illegittimità costituzionale sarebbe solo il primo comma dell’art. 5, D.Lgs. 28/2010, ma in assenza del deposito della sentenza, il Parlamento ed il Governo non sono in grado d’intervenire per ripristinare l’obbligatorietà e dotandola di un valido background normativo. A noi tutti sono note le “vicissitudini” degli emendamenti proposti per reintegrare detto comma che, nostro malgrado, devono fare i conti con i tempi della Consulta.
L’assenza di motivazioni non agevola la possibilità di rettificare un mero vizio formale.
La conseguenza sarà la perdita di ogni chance di radicamento e sviluppo della mediazione nel nostro paese, con gravi conseguenze economiche, sociali e giuridiche.
La mediazione, oltre a deflazionare il carico giudiziario, è utile per evitare il conflitto e renderlo un’occasione per la pacificazione del tessuto relazionale, passo fondamentale per una serena convivenza. Ma la mediazione rappresenta, più di ogni altra cosa, un irrinunciabile traguardo culturale.