La mediazione ha subito un’inevitabile battuta d’arresto a seguito della sentenza della Consulta ed all’effetto Ponzio Pilato che ha caratterizzato l’ultimo scorcio di legislatura.
Eppure la necessità dell’obbligatorietà è incontestabile: le mediazioni sono diminuite del 90%.
Nei vari telegiornali si torna a parlare di crisi della giustizia civile e con un candore da educanda si chiedono rimedi, si parla di filtro giurisdizionale, dissimulando, con perfetta ipocrisia, i risultati che l’istituto della mediazione stava producendo in termini di riduzione del contenzioso civile.
Ciò è quanto avviene in Italia, unico paese membro della Comunità Europea che ha garantito nel 2012, grazie all’obbligatorietà, un’equilibrata relazione tra mediazione e procedimento giudiziario, tanto che il vicepresidente della Commissione Europea Viviane Reding ha affermato: “Vorrei congratularmi con il Governo italiano per essere stato uno dei primi in Europa ad adempiere a questo obbligo attraverso l’adozione del Decreto Legislativo n. 28 del 4 marzo 2010. L’Italia ha scelto di applicare le previsioni della Direttiva sulla mediazione alle controversie transfrontaliere e domestiche. Approvo pienamente questa decisione perché credo sia la strada maestra. L’Italia ha agito bene trasponendo puntualmente la Direttiva, a pieno beneficio dei cittadini e delle imprese”.
Nel Parlamento Europeo, fortunatamente, il dibattito sulla mediazione è più vivo che mai.
Proprio l’11 dicembre si è discusso di mediazione e l’europarlamentare italiana Mazzoni ha riportato i seguenti dati.: “… guardando all’esperienza italiana, anche solo un anno può servire per avere un’indicazione ulteriore di merito di queste procedure, perché abbiamo avuto un risparmio che da un ultimo studio è stato quantificato in circa 480 milioni solo in un anno, con un successo nelle procedure del 49%”. D’altro canto Bruxelles aveva più volte elogiato il modello italiano, l’unico a produrre risultati significativi.
Ebbene questo patrimonio, innanzitutto culturale, non potrà e non dovrà essere disperso.
Di patrimonio culturale della mediazione ha parlato anche l’europarlamentare Cofferati, sempre nella citata seduta del giorno 11/12: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, penso anch’io come la collega McCarthy che sia molto importante che la Commissione faccia tutti gli sforzi per diffondere la pratica della mediazione. Si tratta di informare i cittadini dell’Unione, si tratta di promuovere azioni formative, si tratta in sostanza di dare consistenza a una scelta lungimirante che penso possa dare risultati molto positivi per l’insieme delle persone alle quali ci rivolgiamo”.
Viviane Reding ha esattamente notato che “la giustizia ritardata è giustizia negata, e … la mediazione è uno dei mezzi possibili per liberarsi dall’eccessivo carico giudiziario, in particolare nelle materie cd. bagatellari in cui non è necessario passare attraverso una procedura giudiziaria lunga, ma, ovviamente, l’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale”.
Ha inoltre sottolineato che “… ci deve essere un rapporto equilibrato tra la mediazione e le procedure giudiziarie e che la mediazione dovrebbe essere incoraggiata molto più efficacemente … Di conseguenza, abbiamo chiesto che le singole relazioni nazionali nell’ambito dello studio in corso dovrebbero anche fornire informazioni specifiche sul rapporto esistente tra mediazione e procedimento giudiziario negli Stati membri. Sulla base di queste informazioni si dovrebbe poi riflettere sui passi futuri per aumentare i casi da mediare in ogni paese e per raggiungere quello che noi definiamo un rapporto equilibrato tra mediazione e procedimento giudiziario”.
in sostanza la Commissione Europea dovrà verificare se l’applicazione della Direttiva 2008/52/CE da parte dei vari stati membri ha ottenuto gli obiettivi prefissati e verificare, di conseguenza se apportare modifiche o nuove proposte.
L’Italia, se l’obbligatorietà sarà ripristinata in tempi ragionevolmente brevi rimuovendo il vizio di forma del D.Lgs. 28/2010, potrà portare un contributo significativo in termini di risultati ottenuti.
In vari interventi, nella seduta dell’11 dicembre, si è parlato di mediazione quale scelta culturale frutto di un approccio relazionale diverso, ebbene – come abbiamo più volte sostenuto – l’obbligatorietà rappresenta la chiave di volta per avviare un cambiamento di forma mentis così “rivoluzionario”.
La mediazione rappresenta un traguardo sociale ambizioso, foriero di una pacifica convivenza, l’obbligatorietà un passaggio necessario ed ineludibile per il raggiungimento del traguardo prefisso.
I fatti ci stavano dando ragione, un vizio di forma ha arrestato un cambiamento epocale.
Pubblicato il 28 dicembre 2012